venerdì 4 dicembre 2020

Sociologia

Razionalizzazione e disincantamento del mondo - Max Weber

Razionalizzazione - disincantamento - morte

Durante una conferenza tenuta nel 1917 Weber si concentra sul rapporto tra conoscenza e razionalizzazione, che sostiene non essere la stessa cosa. Spesso infatti vivere in un mondo razionalizzato significa vivere in un mondo di cui non conosciamo il funzionamento, ma proprio perché siamo convinti della sua razionalità, possiamo affidarci ad esso senza comprenderlo e senza temere l’azione imprevedibile di entità soprannaturali. L’effetto di secolarizzazione del processo di razionalizzazione della vita moderna è chiamato dal sociologo disincantamento, in quanto corrisponde a una sorta di maturazione dell’essere umano, che smette di percepire la realtà intorno a lui come un mondo incantato. Weber però si interroga su questo processo chiedendosi se ha senso che oltrepassi la dimensione praticha e tecnica, trovando la formulazione più radicale di questa domanda nelle opere di Lev Tolstoy, un famoso romanziere russo. Tutte le sue riflessioni ruotavano attorno alla domanda se la morte abbia o non abbia un senso e la sua risposta è che per l’uomo acculturato non lo ha, la vita individuale civilizzata inserita nel progresso infatti non dovrebbe mai finire.


5.Riguardo alla morte l’autore sostiene che è un’entità priva di senso.


6.L’uomo acculturato può stancarsi della vita, ma non potrà mai esserne sazio, poiché si può raccogliere solo una minima parte di ciò che la vita dello spirito genera continuamente e sempre solamente qualcosa non definitivo.

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