sabato 26 settembre 2020

Pedagogia

PESTALOZZI

Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827) arriva a formulare il suo pensiero educativo e a delineare un suo metodo didattico traendo spunto dall'opera di Rousseau, arricchendola e personalizzandola con la sua forte rivalutazione dell'importanza del modello familiare e femminile nell'educazione, a garanzia di una educazione del giovane che sia autenticamente naturale, la distinzione di diversi piani del processo educativo, la passione vista come spinta verso una nazionalizzazione dell'educazione di base che vada a costituire un mezzo per il riscatto sociale dei poveri.

Per Pestalozzi il fine dell'educazione deve coincidere con il raggiungimento da parte dello studente dell'autonomia morale. 

Dal punto di vista didattico il pensiero dell'autore si muove lungo un percorso che parte dall'intuizione e dal rapporto diretto con la realtà, criticando i metodi didattici diffusi all'epoca, in quanto visti come troppo verbali e non collegati all'esperienza degli alunni. 

Contrariamente a Rousseau, egli non riteneva che l'uomo fosse necessariamente buono, parla infatti di natura inferiore dominata da istinti e passioni animalesche, riteneva quindi necessario che fosse compito dell'educazione perfezionare la natura dell'uomo e che l'educatore non avesse che il compito di assisterlo durante la sua naturale evoluzione secondo un'unità di cuore, mente e mano.

Sosteneva che l'uomo attraversasse tre stadi evolutivi:

  • Naturale nel quale segue le proprie forze istintuali;
  • Sociale in cui la vita in comune lo obbliga a una sorta di riadattamento, non sempre positivo per l'individuale;
  • Morale ovvero il fine ultimo dell'uomo e dell’educazione in cui l'individuo si predispone al bene, alla solidarietà verso gli altri e all'accoglienza di Dio nel proprio spirito.

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