sabato 24 ottobre 2020

Sociologia

L’ALIENAZIONE


Marx aveva osservato come il lavoro operaio, che si esaurisce nella ripetizione di una mansione sempre uguale, impedisca al lavoratore di cogliere il senso dell'intero ciclo produttivo. L'operaio non è padrone del prodotto del proprio lavoro, ma si sente estraniato e allontanato da esso. Da fonte di gratificazione e di autorealizzazione, il lavoro diventa per lui solo un mezzo per procurarsi da vivere.

Questa condizione è stata indicata da Marx con il concetto di alienazione. Alienazione significa che l'operaio è espropriato, sia del senso complessivo del suo lavoro, sia dei prodotti della sua attività. L'alienazione indica per Marx non soltanto la condizione del lavoro operaio ma anche la natura stessa della produzione capitalistica, che è fonte di conflitti sociali in quanto fondata sulla disuguaglianza la classe degli imprenditori e quella dei proletari.


Questo problema non riguarda però esclusivamente il periodo in cui ha vissuto Marx. Gli studi sociologici successivi hanno condiviso e approfondito la critica marxiana soprattutto per quanto riguarda l'analisi degli aspetti umani e sociali del lavoro alienato, separandola dalle tesi politiche del suo autore. L'alienazione si è infatti rivelata un problema sociale molto diffuso, non limitato soltanto al contesto dell'organizzazione del lavoro industriale. 

Per la sociologia odierna l'alienazione è una condizione d'impotenza e di isolamento, di estraneità e di mancanza di significato che gli individui sperimentano rispetto ai risultati delle proprie azioni, lavorative e non solo. La rilevanza sociologica del problema è dovuta, tra l'altro, al fatto che la frammentazione del lavoro ha invaso progressivamente occupazioni molto diverse dalla produzione industriale.

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